VIENNA — Incomincia l'atroce vendetta di Al Qaeda per l'uccisione di Al Zarkawi in Iraq. George Bush è in volo da Washington quando da Bagdad giunge la conferma del ritrovamento dei cadaveri martoriati dei due soldati americani scomparsi venerdì, Kristian Menchaca di 23 anni e Thomas Tucker di 25. Il presidente è stato informato alla partenza, ma sull'Air Force One apprende particolari spaventosi. Il ministero della Difesa iracheno, il generale Abdui Azi Mohammed, riferisce che i due sono stati «barbaramene torturati». E su un sito Intemet Al Qaeda afferma che Abu Hamra Al Muhajir, l'erede di Al Zarqawi, ha sgozzato di persona le vittime: «Dio onnipotente gli ha concesso la grazia di attuare la sentenza... gioite della morte dei crociati parassiti».

Il viaggio di Bush verso Vienna, blindata per il vertice di oggi tra l'Ue e gli Usa, si trasforma così in un consiglio di guerra. Il presidente, segnala la Casa Bianca, ordina che sia intensificata la caccia ad Al Muhajir: la sua «eliminazione» avrà la precedenza su tutto, come accadde per Al Zarqawi, che nel 2004 tagliò la gola ad altri due americani, Nick Berg e Eugene Armstrong. Sottolineano i portavoce che il braccio destro di Al Zarkawi, Mansur al Mashadani, è stato ucciso in un blitz aereo proprio venerdì, prima della scomparsa dei soldati.

Sulla tragedia dei due soldati, il comando americano a Bagdad non rivela alcunché. Il generale William Maxwell dichiara che i cadaveri sono stati ritrovati lunedì sera a Youssifiya presso Bagdad ma recuperati ieri mattina perché il posto, «una trappola», doveva prima essere sminato. A bordo di Air Force One, il clima è teso: Stephen Hadiey, il consigliere della sicurezza, esprime «profondo rammarico per l'orribile atto di un nemico brutale». A una settimana dal trionfale viaggio di Bush a Bagdad, è un brutto colpo per l'amministrazione: e i democratici hanno presentato una mozione al Senato per l'inizio di un graduale ritiro dall'Iraq entro la fine dell'anno.

Aggrava le difficoltà di Bush la pubblicazione sull'/ndependent inglese di alcuni dispacci segreti del 6 giugno dell'ambasciatore Usa a Bagdad Zaimay Khalilzad al segretario di Stato Condi Rice: la situazione, spiegano, è disastrosa, le repressioni e le tensioni etniche aumentano, mancano acqua ed elettricità, chi può scappa all'estero, la gente è risentita nei nostri confronti. Un risentimento affiorato, inaspettatamente, in un articolo di Mouwafak Al Rubale, consigliere della sicurezza nazionale di Bagdad, sul Washington Post: «L'Iraq deve uscire dall'ombra dell'America», e «eminenti figure straniere devono smettere di imboccare il nostro governo».

                                                                            Ennio Caretto